Lo scorso 7 marzo, Federpreziosi Confcommercio ha proposto un questionario rivolto agli operatori orafi in merito all’emergenza Covid-19. Lo scopo era di raccogliere dati in grado di supportare Confcommercio in sede di confronto con le Istituzioni. Pur trattandosi di dati in continuo cambiamento, data la rapida evoluzione della situazione in Italia, i risultati sono un primo passo per monitorare il settore e orientare le aziende. Dall’esito risulta che circa il 71% dei partecipanti al sondaggio ritiene indispensabile la sospensione dei pagamenti IRPEF, INPS e INAIL. Di quasi uguale importanza, con il 59,9% degli operatori a favore, risultano essere gli stanziamenti per l’assegnazione di contributi straordinari a sostegno delle imprese, la proroga dei versamenti dei tributi locali (58,2%) e le agevolazioni per favorire la liquidità delle imprese e la moratoria per le prossime scadenze delle rate su finanziamenti e leasing (53,7%). Una buona percentuale, il 44,7%, ritiene necessaria una spinta al commercio e all’immagine dell’Italia nel mondo così come anche l’istituzione di un fondo di integrazione e cassa in deroga anche per le micro e piccole imprese del terziario (36,4%) e l’abolizione dei limiti introdotti dalla legge finanziaria del 30 dicembre 2019 per l’accesso e/o permanenza nel regime fiscale “forfettario” e conseguente ripristino dei requisiti precedenti (25,3%). A tutti i partecipanti – aziende al dettaglio, aziende di fabbricazione, grossisti e altri tipi di imprese – è stato infine chiesto di determinare il calo delle vendite dal 22 febbraio al 9 marzo rispetto allo stesso arco di tempo dell’anno precedente. Il 26% ha dichiarato un crollo del 40-50%, il 19,5% del 30-40% e il 19,1% una flessione del 20-30%. Ma questo non è assolutamente il periodo giusto per fermarsi, questo è un tempo che fa paura, ma è anche tempo prezioso per utilizzare la materia grigia di cui siamo dotati. Non dobbiamo perderci d’animo e dobbiamo guardare al nostro sito web, alla nostra comunicazione sui social, alla newsletter e i suoi contenuti, agli articoli che scriviamo in giro per raccontarci, con la voglia di sistemare ora il più possibile, valutare un piano interessante per quando si tornerà (speriamo presto) a una vita normale. Usciti dal coronavirus non basterà riprendere le vecchie abitudini, bisognerà davvero cambiare marcia! Perché tutto sta cambiando irrimediabilmente. Il Coronavirus intanto ha già fatto schizzare la quotazione dell’oro. Mai così alto il prezzo del metallo prezioso. La quotazione di lunedì 24 febbraio 2020 sfiora i 50 euro al grammo. Per avere un termine di paragone bisogna andare indietro fino al 1 ottobre 2012 , data nel quale si registrò un picco di 44,34 euro al grammo, per poi subire una battuta di arresto culminata al ribasso il 1 gennaio 2014 con un minimo di 28,22 euro al grammo. Si dimostra e si conferma che l’oro è un bene rifugio, tant’è che è custodito come forma di riserva monetaria nei caveau della banche centrali.Si dovrà giustificare alla clientela l’impennata dei prezzi di braccialetti, orecchini e anelli. Per un bracciale nuovo, in oro 18 carati, del peso di pochi grammi, serviranno oggi diverse centinaia di euro. Si dovrà far fronte a passività accumulate e per le aziende tradizionali, fare i conti con un’accelerazione dettata da questi giorni di quarantena, nella tendenza del consumatore finale ad acquistare on line. E non basterà adeguarsi, bisognerà si allinearsi ma dopo anche stupefarsi. Perché nel nostro settore, con tutte queste problematiche che già c’erano ma la pandemia a spaventosamente accelerato (costi di gestione, prezzi delle materie prime sempre al rialzo, concorrenza del digitale, abusivismo e falsificazione, ecc ecc) “se non ti distingui, ti estingui!”
Dott. Remo Frisina
Presidente Federpreziosi Reggio Calabria